Riabilitazione delle Disfunzioni Posturali, Occlusione e ATM
“Sapienza” Università di Roma, MRDP
Da bambino ero molto attivo e le prime foto mi ritraggono a 3 anni con un braccio rotto.
Da lì in poi, fino ai 27 anni, è stato un bel susseguirsi di traumi fisici tipici della vita di un ragazzo iperattivo che fa sport estremi, arti marziali e sfide stupide con amici.
Tutto questo per dirti che, da sempre, so cosa significa fare una visita medica, andare in ospedale al pronto soccorso, subire un’operazione chirurgica e fare riabilitazione post-operatoria e trattamenti di fisioterapia e osteopatia per acciacchi vari.
Inoltre ho spesso subito traumi proprio alla testa e alla faccia per cui ho sofferto di dolori cervicali e mandibolari, cefalee post-traumatiche, sbandamenti, capogiri e cefalee tensive da stress psico-fisico.
• So cosa significa non essere ascoltato o considerato o, peggio ancora, sottovalutato.
• So cosa vuol dire quando dici che percepisci un dolore profondo, qualcosa che sembra “muscolo”, a volte “osso” oppure non sai proprio definirlo, quando senti pulsare o premere in modo incontrollabile e vorresti sbattere la testa al muro e “gli altri” ti dicono che “forse esageri”, che “forse è solo stress o stanchezza”, “che forse devi riposare e stare calma”…
• So cosa significa quando ti fanno male il collo o la mandibola insieme alla testa e ti dicono che è “l’aria condizionata”, “hai preso freddo”, “hai dormito col cuscino sbagliato”, “è la postura brutta o sbagliata”, “saranno i denti del giudizio o la malocclusione”…
Avrei dovuto fare il medico, seguendo la strada di mio padre ed altri parenti ma decisi di rispondere alla chiamata più semplice e logica: chi meglio di un paziente con varie esperienze riabilitative può diventare un bravo Fisioterapista?
Così, dopo l’incontro con l’ennesimo specialista, a seguito dell’ennesimo infortunio, mentre vivevo e lavoravo su un ghiacciaio in Alta Savoia, decisi che la Fisioterapia era la mia strada.
Al momento della Laurea, però, non mi sentivo affatto preparato, né tantomeno avevo capito quale area di specializzazione mi interessasse.
La quasi totalità dei miei colleghi voleva diventare il classico Fisioterapista sportivo.
Nell’immaginario collettivo è infatti ancora diffusa l’idea che diventare Fisioterapista sportivo significhi lavorare subito in un club d’elite o con un super sportivo, andare in giro per il mondo, partecipare a feste ma, soprattutto, guadagnare cifre pazzesche. La realtà è ben diversa!
Inoltre, quasi tutti si occupano di riabilitazione e recupero o mantenimento sportivo: Fisioterapisti, Chinesiologi, Osteopati, Chiropratici, Preparatori atletici.
E così, seguendo le indicazioni di una professoressa, invece di partire per il Brasile e godermi un bel viaggio post Laurea, decisi di investire il premio familiare in un Master Universitario sulla valutazione e trattamento dei disordini occlusali, posturali e cervico-mandibolari.
Su 24 partecipanti, 2 Fisioterapisti e 22 Odontoiatri. La parte fisioterapica fu molto contenuta, poco aggiornata e scarsamente pratica, ahimè.
Mia mamma e alcune sue amiche soffrivano di cefalea di tipo tensivo o emicrania e io stesso avevo iniziato a soffrire di una forma di mal di testa secondaria causata da problemi muscolari cervicali e mandibolari, a seguito dei vari traumi subiti, nonché di problematiche occlusali sempre trascurate.
Nel corso degli anni ho conosciuto tante persone con cefalea: i dolori e le disabilità che ascoltavo dai loro racconti mi spaventavano e mi affascinavano allo stesso tempo.
Capivo perché pochi medici e soprattutto pochi Fisioterapisti oppure Osteopati se ne occupassero. Erano problematiche che “scottavano”, condizioni cliniche difficili. Non si trattava di problemi alle spalle o alle ginocchia, che puoi operare o risolvere con precisi esercizi. Inoltre non c’erano le conoscenze di oggi. L’emicrania era considerata “solo” un problema neuro-vascolare (e – ahimè – molti professionisti ancora la considerano tale) e la cefalea di tipo tensivo veniva chiamata muscolo-tensiva perché il problema erano “solo” i muscoli. Magari fosse così semplice e banale la questione.
Mi trovavo di fronte a storie di dolori intensi, di vite lavorative e familiari compromesse. Storie di giornate in casa ad aspettare che il dolore finisca o allenti la sua morsa, senza poter fare nulla…
È un disordine neuro-funzionale. Per ragioni evolutive e genetiche, nonché ambientali e personali legate allo stile di vita, il cervello delle persone predisposte presenta delle caratteristiche di funzionamento molto particolari. Alcune cellule nervose hanno una soglia di tolleranza e di irritazione più bassa verso gli stimoli della vita in generale.
Sono per natura più attente (iper-vigili), più recettive e sensibili ma soprattutto sono iper-reattive (“hyperresponsive”).
Di conseguenza, si affaticano spesso e facilmente con difficoltà di adattamento alle variazioni fisiologiche ed emozionali dell’omeostasi quotidiana.
E proprio nei momenti di maggior squilibrio omeostatico possono interpretare in modo amplificato o esagerato gli stimoli ricevuti (anche se magari sono “normali” e “innocui”), irritandosi.
Dopo questa irritazione iniziale possono “sensibilizzarsi”, cioè diventare iper-sensibili. Quando raggiungono questo stato, l’interpretazione degli stimoli successivi viene ancor più amplificata o, peggio ancora, distorta. Ciò provoca l’attivazione di meccanismi “protettivi” che fanno precipitare l’attacco di cefalea vero e proprio. I farmaci funzionano bene se vengono presi prima che i livelli di sensibilizzazione superino un certo valore e coinvolgano certi circuiti nervosi.
Oggi si parla di cervello emicranico come di un “super-cervello”, con un metabolismo accelerato e alterato, e circuiti neuronali corticali (cervello) sviluppati in senso pro-nocicettivo per finalità evolutive.
Un cervello iper-attento e vigile, che capta tante informazioni tutte insieme, filtra poco o male, è sempre pronto all’azione e iper-reattivo nelle sue risposte. Dunque, si tratta di un cervello che facilmente si stressa in eccesso e velocemente si affatica.
Le donne con emicrania “fanno e pensano mille cose”, “corrono e si agitano spesso”, intuiscono e anticipano eventi, si stancano e crollano facilmente.
In queste persone, qualsiasi stimolo che possa essere interpretato come un pericolo o minaccia (anche se non reale), o che possa determinare realmente un’esperienza dolorosa, può di fatto agire da fattore scatenante per un attacco.
Il mal di testa è il sintomo, è la sirena d’allarme che suona quando una fiamma si è appena accesa o quando l’incendio (infiammazione neuro-vascolare) è ormai divampato.
Non c’è una lesione o un danno in testa, ma ci sono tanti fattori che da soli o insieme possono stressare eccessivamente o in maniera svantaggiosa il sistema nervoso e favorire l’azione di altri fattori che determinano l’incendio in particolari momenti di squilibrio omeostatico.
Ci sono dunque i “fattori predisponenti” che “preparano il terreno neurologico” su cui poi agiscono i “fattori stressor” che lo irritano e i “fattori sensibilizzanti” (senzitizers) che iper-sensibilizzano le cellule nervose. Infine, i “fattori trigger” che fanno precipitare l’attacco di cefalea vero e proprio.
1. C’è la dimensione neurologica e quindi i fattori “neurali” che sono sempre presenti perché sono i mediatori della condizione emicranica.
2. C’è poi la dimensione metabolica, cioè il fattore alimentare o nutrizionale. Ciò che mangi permette la sopravvivenza, la crescita e lo sviluppo delle cellule, nonché fornisce la benzina per “vivere”, soprattutto alle cellule nervose. In caso di emicrania, queste lavorano in modo esagerato e si stancano più facilmente; in più, senza benzina vanno k.o. prima.
3. C’è la dimensione muscolo-scheletrica. Ci sono connessioni neuro-anatomiche specifiche tra nervi craniali (il trigemino in particolar modo che è il “nervo dell’emicrania”) e cervicali. Per cui se certi muscoli o articolazioni della cervicale o della mandibola funzionano male, si possono irritare e possono sensibilizzare alcuni circuiti nervosi di collegamento favorendo la precipitazione di un attacco o peggiorandolo.
4. C’è la dimensione psicologica da indagare.Fattori psico-emotivi, credenze ed esperienze precedenti, possono condizionare in positivo o negativo il sistema muscolo-scheletrico ma soprattutto determinano il livello di eccitabilità delle cellule nervose. Certi stati d’animo o disagi interiori possono facilitare l’irritazione e sensibilizzazione nervosa e, viceversa, i dolori e le disabilità degli attacchi nonché la frequenza e l’intensità possono influenzare negativamente lo stato d’animo innescando un circolo vizioso che si auto-alimenta.
5. C’è infine la dimensione Life, cioè lo stile di vita: le ore lavorative, le ore di riposo, la qualità del riposo, l’ambiente in cui viviamo, gli spostamenti, le interazioni sociali, familiari, lavorative, desideri, sogni, aspettative, impegni, responsabilità… tutto questo può avere un tremendo peso negativo sulla funzionalità del sistema nervoso. E non c’è farmaco che possa migliorare questo impatto.
Queste sono le 5 dimensioni e i relativi 5 fattori che vanno sempre indagati e affrontati in caso di emicrania ma, in generale, per ogni cefalea.
Quindi attenzione: nelle persone con emicrania i sistemi neurologici funzionano, anzi lo fanno anche bene in vari momenti della giornata o della settimana, ma gradualmente cominciano a funzionare diversamente o male per l’influenza di vari fattori.
Quando la loro funzionalità va in disordine, di conseguenza tutte le attività successive risultano compromesse.
Il mal di testa è il campanello di allarme finale che ci informa che il sistema nervoso è arrivato al capolinea e ha bisogno di fermarsi per auto-resettare e riavviare tutto.
Come quando si impalla il software del pc perché ci sono troppe finestre o applicazioni aperte o troppo lavoro in progress e poca batteria. Cosa facciamo? Proviamo a chiudere file o collegamenti per “pulire” il sistema oppure clicchiamo subito Riavvio.
Gestire le condizioni di emicrania è tosto. Stiamo parlando di una missione e una sfida molto potenti per un professionista sanitario che giura di guidare e supportare le persone a ottimizzare o superare le proprie disabilità. Perché riabilitare significa questo: far recuperare un’abilità al 100% quando possibile, oppure far migliorare al massimo la qualità della vita riducendo al minimo una disabilità sulla base delle capacità psico-neuro-motorie e socio-ambientali disponibili della persona coinvolta.
E intanto, piano piano, ho investito nella mia formazione personale con un focus particolare: la valutazione e il trattamento delle cefalee e dei problemi muscolari o articolari associati. Volevo diventare bravo in quest’ambito di cui non si occupava quasi nessuno e, soprattutto, volevo fare qualcosa di significativo e diverso per le persone con tale problema.
Perché avrei voluto anch’io essere aiutato, ricevendo indicazioni logiche e precise. Io per primo avrei desiderato un piano di trattamento concreto e sostenibile e strumenti pratici per affrontare, anche in autonomia, il mal di testa. Anche solo “essere orientato”, cioè sapere a chi rivolgersi o con chi altro parlare, sarebbe stato di grande aiuto.
Occorre invece capire cosa ha generato il sintomo, ricercare le cause specifiche oppure individuare e agire sui meccanismi che sviluppano o alimentano certe disfunzioni e portano alla manifestazione sintomatologica. Bisogna indagare ad ampio spettro, saper ascoltare e farsi domande.
Perché ogni persona non è solo un semplice insieme di muscoli, ossa, nervi, ma è un sistema complesso, dinamico e tutte le sue percezioni spiacevoli (alias dolori) sono influenzate anche e sempre dalla dimensione psico-emotiva personale, dal contesto familiare, lavorativo, sociale. Ciò che mangiamo, come riposiamo, ciò che abbiamo vissuto in passato, ciò che pensiamo o ciò in cui crediamo influenzano i nostri sintomi e le nostre disabilità.
E così, dopo tanti corsi frequentati e tante esperienze, dopo tante ore ad ascoltare storie di dolori e difficoltà, mi sono ritrovato ad essere un esperto, a fare corsi di formazione ad altri professionisti, a partecipare a convegni e congressi con una missione (ancora in progress) molto semplice e specifica: migliorare il livello di cultura fisioterapica riguardo alle cefalee, diffondere un certo sapere contrastando i miti e le false credenze, l’ignoranza e i facili rimedi, e favorendo la collaborazione medico-paziente-fisioterapista…
Sono un Fisioterapia laureato nel 2005 presso l’Università Sapienza di Roma con lode e menzione speciale, e poi specializzato in Terapia Manuale Ortopedica, Osteopatia Manipolativa e Chiroterapia.
Amici, colleghi e ormai anche numerosi pazienti mi chiamano affettuosamente anche Dr.Pink o Dottor Pink per il cognome, per la mia passione per il mondo anglofono e il mio modo di interpretare la riabilitazione.
Svolgo la mia attività privata dal 2005 e ora lavoro nel mio nuovo studio a Roma nel quartiere centrale Salario.
Sono un Libero Professionista Sanitario, quindi non sono un abusivo, né un tecnico né un ausiliario né un paramedico ma una figura professionale autonoma, qualificata e assicurata.
Sono regolarmente iscritto al nuovo Ordine delle Professioni Sanitarie e Riabilitative col numero 2627, nonché iscritto all’Associazione Italiana dei Fisioterapisti con il numero 030920.
A tal proposito, sono stato socio-fondatore e docente senior dell’Associazione Dry Needling Italia per la promozione, lo studio e la conoscenza della tecnica del DN neuro-miofasciale.
Ho collaborato per anni come consulente esterno presso il Centro Cefalee del Policlinico Umberto I (Dip. Medicina Clinica) – il più grande del centro e sud Italia per numero di pazienti – e grazie al mio percorso formativo e alla pratica clinica ho elaborato un approccio integrato di valutazione e trattamento che viene insegnato e proposto alla Clinica del Mal di Testa per aiutare coloro che presentano cefalee primarie e/o disordini cervicali o temporo-mandibolari associati.
A tal proposito sono altresì socio della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC) e della IHS International Headache Society.
Ho svolto attività di docenza per il Master di I Livello in Fisioterapia Sportiva presso l’Università di Pisa e per il Master di II Livello in Terapia del Dolore presso La Sapienza di Roma.
Sono docente a contratto per l’insegnamento del modulo cervicale (70 ore di lezioni) presso il Master di I Livello in Fisioterapia Muscoloscheletrica e Reumatologica dell’Università degli Studi del Molise, facoltà di Medicina e Chirurgia, e del Master di I Livello in Fisioterapia Sportiva e Attività Artistiche dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.
Ho collaborato per anni con provider nazionali per l’insegnamento di corsi privati di terapia dei trigger point miofasciali e dry-needling, e terapia manuale per la gestione delle cefalee.
Oggi insegno privatamente il “Corso di Formazione Avanzata in Terapia Manuale e Cefalee” della Clinica del Mal di Testa, e corsi privati e riservati di Dry Needling a società sportive per conto dell’Universidad RJC de Madrid.
“Sapienza” Università di Roma, MRDP
Escuela Osteopatica de Madrid, MOst
2 anni di Laurea Magistrale
Curtin University, Australia, COMT
Functional Movement System, Norvegia
Watson Headache Approach
American Academy of Manipulative Therapy (Alabama, USA)
Universidad RJC de Madrid
I contenuti di questo sito internet hanno finalità puramente divulgativa e non possono sostituire in alcun modo la visita ed il colloquio con il medico.